IN THE MORNING YOU ALWAYS COME BACK

Cesare Pavese dixit




"Der Wille Zum Glück I "


Joan Mirò, Dona, ocell, estels



Lucio Fontana, Concetto Spaziale 1953





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NON CAMBIARE UN ATTIMO



Siediti accanto. Raccontami la storia
un'altra volta. Un'altra sera. Un'altra vita.
Ci vuole non dimenticare le parole,
i disegni nati dalle mani,
gli infimi ed straordinari tremori
della voce.
Chiudo gli occhi per vederti meglio.
Voglio le pause, le virgole, gli accenti
esattamente appesi al loro filo,
in aria.
Imparai a nuotare,
nonostante il legno
ed il terrore.
Trovai la fiamma persa
nella notte costante,
a tastoni in un ventre
di balena.
Mi saresti mancato, lo sapeva.
Fino in fondo sapeva
che non avrei potuto
riscattarti.
Ed insisteva, ostinata, e ti pregava
di non cambiare un attimo
quel ordine, quei gesti, quel percorso.
Sono tatuati in me.
Ti porto dove vada.
Guardo il mare in silenzio,
su questa spiaggia vuota.
Il filo sventola ancora.
Raccolgo il tuo viso,
lo accarezzo e lo lascio
andare via in acqua.

GLI STRANIERI


E.T. voleva telefonare a casa sua.
Non c'era casa sua. Lo sai? Non c'era.
Il suo indice puntava verso un luogo.
Non c'era questo luogo. Lo capisci? Non c'era.
Fuori dai luoghi conosciuti, trascinati, subiti.
Un fuori campo non si vede, mai.
S'immagina, soltanto.
Mi sono messa a piangere.
Tu, ti sei messo a ridere.
Per un impossibile contatto.
Ci fu un mare letale fra di noi.
Nuotai fino alla strada.
Annegata. Sparita.
Dicono che mi cerchi, ancora.
Ma io non sono
su nessun elenco telefonico.

Lucio Fontana; Concetto spaziale (I)

CONCETTO SPAZIALE

*
*
*
*
*
*

Per te
l'origine
(Anche se il taglio non riesce a stingere,
tutto sarà
rosso)

Cesare pavese, ma non verrà la morte e avrà i tuoi occhi (I)

Sei la terra e la morte.
La tua stagione
è il buio e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singuiti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull'acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.




DOMANI TI UCCIDO, CAVALIERE

Mi aspettavo del meglio.
Tu lo sapevi, molto prima di me.
Ma io ho già finito,
perdendo e ritrovando le mie parti,
togliendo gli aghi ammalati del mio petto,
il tormento di questo apprendistato.
Gli uccelli divennero scuri.
Adesso sono spenti
nella punta indifferente delle dita.
Gli accarezzo le ali che furono di seta,
dopo di legno, dopo di metallo.
Basta un soffio e cadono per terra.
Non rispondono più alle tue ordine.
Non c’è il tuo esercito.
Il terrore è scomparso.
Domani io ti passerò acanto.
Ti guarderò di fronte.
Nelle pupille ho stipato
il coltello.
Non soppravviverai,
dentro di me,
al impassibile taglio
nei tuoi occhi.



Un Chien Andalou, Luis Buñuel - Salvador Dalí, 1929

Mezzanotte

Nell' angolo del tuo corpo c'è una canzone di solitudine perversa.
Nell' angolo di tuoi occhi c'è uno sguardo di magia.

Nel zigomo della tua guancia non c'è nessuno per vederti.




















Gli uccellini sono i tuoi occhi.
La tua faccia e tutto il tuo sguardo.
Le tue orecchie, ale che imbavagliano il suono di tuoi capelli di conchiglia.
E dopo, dopo di te e del tuo corpo, non ci sono più uccelli. Non ci sono più sogni.
Non esiste una mezzanotte diversa della morte, quieta.

Gli occhi di Modigliani

Gli occhi di Modigliani. Si aprono, come porte chiuse, vecchie.

La notte si sveglia nelle sue pupille.

E grida come se fosse la morte, quella che parla col silenzio.


















Modigliani

CHIUDI GLI OCCHI

L’année dernière à Marienbad, Alain Resnais, 1961

Dove é andato a finire
il mio sguardo
nel deserto di sabbia di tuoi occhi?
Sono un cieco.
Cammino sul vuoto e il buco
della spiaggia,
sui segni inscrutabili e ipnotici
tracciati da una freccia fragile di legno
che diventa implaccabile.
La freccia non mi porta dove sei,
non mi apre la tua porta,
non trovo traduzione. Non c’è vocabolario.
Solo un silenzio struggente, straordinario.
Un desiderio in fuga.
Non posso leggerti, lo sai?
Le tue pupille proiettano
un film in bianco e nero, muto,
che mi é stato vietato.
E qui sono caduto,
in questo abisso dove dura la notte,
dove piove da secoli.
Non muovo la mia bocca,
non avrei nulla a dire.
Sono nudo e scalzo. Sono perso.
Hai lo sguardo blindato.
Sono il povero ignoto che assaggia
i lavori segreti del mistero,
il rumore lontano di un messaggio
che mai sarà concesso
al mendicante,
che ti bacia la fronte e ti richiama:
“chiudi gli occhi, almeno un istante,
perche voglio vederli”
.
Sei la mia straniera
e non riesco a toccarti se ti tocco.
Sei stata dipinta ed esiliata
da un pennello sfuggente.
Siediti. Non lasciarmi affogare.
Chiudi gli occhi clausurati e immensi
che ti furono dati
da un fuggitivo e furibondo Modigliani.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -
questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla.


Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

20 Marzo 1950, Cesare Pavese


*Quadro di A. Modigliani

Si può morir d'amore!

DIMMI DI SI

Ti piaccerebbe io
anche se non fossi così dolce
da accarezzarti a lungo la testa ogni sera
Anche se non fossi bionda naturale
Se non sapessi cucinare il piatto wok che da tanto ti ho promesso?
Se avessi chiesto troppo
e finora non fossimo alla pari?
Ti arrenderesti a me anche
se non capissi un’aca di francese
ed inventassi quello che traduco per te
quando andiamo a Parigi?
Anche se ti dicessi
che mi viene da piangere a Parigi
perchè l’ho conosciuta prima
e tu non c’eri e credo
che purtroppo, da sola, ero felice?
E che adesso lo sono
ma mi viene da piangere di subito
(e mi chiudo nel bagno
e non siamo a Parigi
e non é il transito lento).
Anche se non riuscissi a tolerare
le opere che ascolti
e non mi avessi sorpreso
il tuo ultimo regalo
Non voglio fare finta. Di niente.
Ti piaccerebbe se andassi fino in fondo
e mi aprissi e finalmente confessassi
Dimmi di si.
Perché l’overdose di coccolezze
mi stomaca e strapparei con furia
i tuoi capelli (eccitandomi).
Inoltre, mi tingo i mei furiosamente.
E non sopporto né Rossini né il wok
e gli agapanti non solo mi fanno starnutire.
Mi spaventano.
Non varco le soglie di un “Bonjour".
E non é vero che solo accanto a te
sono felice. Accanto a me sto bene.
Dammi uno spazio
Sono bravi quelli che confessano.
Dimmi che ti piacciono.
Perchè non voglio andarmene
Perchè voglio ballare leggera
come se ti vedessi per la prima volta.
Ecco perchè, confesso.

Vivre sa vie, Jean-Luc Godard, 1962


L'ORIGINE DEL COSMO

L'ORIGINE DEL COSMO
YVES KLEIN

VERRÀ LA MORTE E AVRÀ I TUOI OCCHI


C. Pavese dixit