Siediti accanto. Raccontami la storia
un'altra volta. Un'altra sera. Un'altra vita.
Ci vuole non dimenticare le parole,
i disegni nati dalle mani,
gli infimi ed straordinari tremori
della voce.
Chiudo gli occhi per vederti meglio.
Voglio le pause, le virgole, gli accenti
esattamente appesi al loro filo,
in aria.
Imparai a nuotare,
nonostante il legno
ed il terrore.
Trovai la fiamma persa
nella notte costante,
a tastoni in un ventre
di balena.
Mi saresti mancato, lo sapeva.
Fino in fondo sapeva
che non avrei potuto
riscattarti.
Ed insisteva, ostinata, e ti pregava
di non cambiare un attimo
quel ordine, quei gesti, quel percorso.
Sono tatuati in me.
Ti porto dove vada.
Guardo il mare in silenzio,
su questa spiaggia vuota.
Il filo sventola ancora.
Raccolgo il tuo viso,
lo accarezzo e lo lascio
andare via in acqua.