Siediti accanto. Raccontami la storia un'altra volta. Un'altra sera. Un'altra vita. Ci vuole non dimenticare le parole, i disegni nati dalle mani, gli infimi ed straordinari tremori della voce. Chiudo gli occhi per vederti meglio. Voglio le pause, le virgole, gli accenti esattamente appesi al loro filo, in aria. Imparai a nuotare, nonostante il legno ed il terrore. Trovai la fiamma persa nella notte costante, a tastoni in un ventre di balena. Mi saresti mancato, lo sapeva. Fino in fondo sapeva che non avrei potuto riscattarti. Ed insisteva, ostinata, e ti pregava di non cambiare un attimo quel ordine, quei gesti, quel percorso. Sono tatuati in me. Ti porto dove vada. Guardo il mare in silenzio, su questa spiaggia vuota. Il filo sventola ancora. Raccolgo il tuo viso, lo accarezzo e lo lascio andare via in acqua.
Mi aspettavo del meglio. Tu lo sapevi, molto prima di me. Ma io ho già finito, perdendo e ritrovando le mie parti, togliendo gli aghi ammalati del mio petto, il tormento di questo apprendistato. Gli uccelli divennero scuri. Adesso sono spenti nella punta indifferente delle dita. Gli accarezzo le ali che furono di seta, dopo di legno, dopo di metallo. Basta un soffio e cadono per terra. Non rispondono più alle tue ordine. Non c’è il tuo esercito. Il terrore è scomparso. Domani io ti passerò acanto. Ti guarderò di fronte. Nelle pupille ho stipato il coltello. Non soppravviverai, dentro di me, al impassibile taglio nei tuoi occhi.
Un Chien Andalou, Luis Buñuel - Salvador Dalí, 1929
Nell' angolo del tuo corpo c'è una canzone di solitudine perversa. Nell' angolo di tuoi occhi c'è uno sguardo di magia. Nel zigomo della tua guancia non c'è nessuno per vederti.
Gli uccellini sono i tuoi occhi. La tua faccia e tutto il tuo sguardo. Le tue orecchie, ale che imbavagliano il suono di tuoi capelli di conchiglia. E dopo, dopo di te e del tuo corpo, non ci sono più uccelli. Non ci sono più sogni. Non esiste una mezzanotte diversa della morte, quieta.
Dove é andato a finire il mio sguardo nel deserto di sabbia di tuoi occhi? Sono un cieco. Cammino sul vuoto e il buco della spiaggia, sui segni inscrutabili e ipnotici tracciati da una freccia fragile di legno che diventa implaccabile. La freccia non mi porta dove sei, non mi apre la tua porta, non trovo traduzione. Non c’è vocabolario. Solo un silenzio struggente, straordinario. Un desiderio in fuga. Non posso leggerti, lo sai? Le tue pupille proiettano un film in bianco e nero, muto, che mi é stato vietato. E qui sono caduto, in questo abisso dove dura la notte, dove piove da secoli. Non muovo la mia bocca, non avrei nulla a dire. Sono nudo e scalzo. Sono perso. Hai lo sguardo blindato. Sono il povero ignoto che assaggia i lavori segreti del mistero, il rumore lontano di un messaggio che mai sarà concesso al mendicante, che ti bacia la fronte e ti richiama: “chiudi gli occhi, almeno un istante, perche voglio vederli”. Sei la mia straniera e non riesco a toccarti se ti tocco. Sei stata dipinta ed esiliata da un pennello sfuggente. Siediti. Non lasciarmi affogare. Chiudi gli occhi clausurati e immensi che ti furono dati da un fuggitivo e furibondo Modigliani.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti.
Ti piaccerebbe io anche se non fossi così dolce da accarezzarti a lungo la testa ogni sera Anche se non fossi bionda naturale Se non sapessi cucinare il piatto wok che da tanto ti ho promesso? Se avessi chiesto troppo e finora non fossimo alla pari? Ti arrenderesti a me anche se non capissi un’aca di francese ed inventassi quello che traduco per te quando andiamo a Parigi? Anche se ti dicessi che mi viene da piangere a Parigi perchè l’ho conosciuta prima e tu non c’eri e credo che purtroppo, da sola, ero felice? E che adesso lo sono ma mi viene da piangere di subito (e mi chiudo nel bagno e non siamo a Parigi e non é il transito lento). Anche se non riuscissi a tolerare le opere che ascolti e non mi avessi sorpreso il tuo ultimo regalo Non voglio fare finta. Di niente. Ti piaccerebbe se andassi fino in fondo e mi aprissi e finalmente confessassi Dimmi di si. Perché l’overdose di coccolezze mi stomaca e strapparei con furia i tuoi capelli (eccitandomi). Inoltre, mi tingo i mei furiosamente. E non sopporto né Rossini né il wok e gli agapanti non solo mi fanno starnutire. Mi spaventano. Non varco le soglie di un “Bonjour". E non é vero che solo accanto a te sono felice. Accanto a me sto bene. Dammi uno spazio Sono bravi quelli che confessano. Dimmi che ti piacciono. Perchè non voglio andarmene Perchè voglio ballare leggera come se ti vedessi per la prima volta. Ecco perchè, confesso.